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CHE COS’E’ L’ESPERIENZA? Avvalersi della conoscenza. Settimo consiglio.

Esperienza (dal latino experiri, “sperimentare, mettere alla prova, tentare”) è la conoscenza diretta, personalmente acquisita con l’osservazione o la pratica, di una determinata sfera della realtà.

Ci si avvale e ci si appoggia a chi è arrivato prima di noi, è utile e importante per la sicurezza e per un progredire graduale e strutturato. Utilizzare l’esperienza di altri o dei nostri insegnanti significa usare e fare nostra la relazione che c’è tra la realtà, ciò che si fa in quella realtà e la sua rappresentazione, cioè la FORMA SIMBOLICA che per la nostra pratica altro non è che la visione grafica delle sequenze delle asana. Praticare seguendo sequenze sperimentate vedrà in tempi rapidi notevoli progressi e miglioramenti.

Più di 40anni fa quando ho iniziato a praticare, seguivo settimanalmente le lezioni dal mio maestro Radames Silvestri e praticavo poi per conto mio integrando con creatività e a “sentimento” leggendo TEORIA E PRATICA DELLO YOGA di B.K.S. Iyengar. Non c’erano suggerimenti di sequenze da nessuna parte, non esisteva “la rete” ed immagini che quotidianamente arrivano sugli schermi; oggi chi inizia, i principianti sono molto avvantaggiati da questo punto di vista, e quindi un altro consiglio utile è proprio quello di praticare seguendo sequenze sperimentate chiedendo conferma al proprio insegnante.

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STIMOLI, SIAMO GOVERNATI DAL PIACERE. Divertirsi praticando. Ottavo consiglio.

Il significato etimologico di “divertirsi” è dal lat. divertĕre, propr. ‘volgere altrove’.

Perché è importante divertirsi? Perché questo consiglio tratta di questo?

Abbiamo bisogno come specie umana di poter scegliere, o almeno avere l’idea di poter fare altre direzioni rispetto all’ordinario, non possiamo rimanere immobili, dobbiamo avere le condizioni che permettano di potersi allontanare da qualcosa. Molti studi affermano che distraendosi si alleggerisce lo stress e si vive meglio e più a lungo; divertirsi aiuta a ritrovare l’equilibrio, fa bene al cervello e ci rende più stabili. Tutto questo incontra il bisogno del piacere, se iniziamo la nostra pratica sempre con l’idea “del compito”, del “senso del dovere” è come se fossimo fin da subito imbrigliati in una catena. Questo può essere utile all’inizio per sviluppare il criterio della disciplina, ma è bene successivamente modificarlo con un’ approccio che includa il divertimento, la piacevolezza, il brio, non aspettarsi sempre tutto ma ascoltare cosa nasce momento per momento con l’attegiamento mentale che il mio programma può essere variato.

In questo panorama e con questi concetti affiora una delle importanti leggi che governano i sistemi complessi, quali noi siamo: LA LEGGE DELLA VARIETA’ NECESSARIA.

Fu Ross Ashby a teorizzare per primo questo concetto, con il quale si afferma che per controllare con efficacia un sistema complesso, il controllore deve avere una varietà di risposte pari o superiore a quella del sistema stesso.

Noi umani siamo appunto esseri complessi e la nostra gestione ha necessariamente bisogno di una gamma di soluzioni e risposte che siano adeguate alle situazioni continuamente mutabili che si presentano. Evolviamo bene se sappiamo adattarci ai cambiamenti e a volte questo è chiesto con modalità rapide perché le sfide e le dinamiche che si presentano sono sempre più veloci. Lo Yoga in questo ci aiuta molto perché richiede una visione olistica, lo yoga ci chiede di essere interessati a molte cose e di avere un atteggiamento multidisciplinare che stimoli la collaborazione e la sinergia tra tutte le nostre parti interne per affrontare in modo efficace la complessità della vita.

Essere “vari” ci aiuta a non essere superficiali e ad aumentare la ricerca che va in profondità con freschezza mentale, variando ci si accorgerà di territori interni mai esplorati prima.

Ne L’Albero dello Yoga B.K.S. Iyengar scrive: ” Voi siete principianti nello yoga ,ma anch’io lo sono rispetto al mio ultimo esercizio di ieri. Non porto le posizioni di ieri nella pratica di oggi; conosco le posizioni di ieri, ma nella pratica di oggi sono un principiante. Rifiuto l’esperienza di ieri. Voglio vedere quale nuova conoscenza mi verrà, al di là di quanto ho già provato fino ad ora.” (pag. 72)

Essere “vari” significa essere creativi, ad. es. anche se so eseguire un’asana bene, la sperimento con altre modalità usando gli attrezzi, rallentando se serve per accorgersi di settagli nuovi o di modalità differenti di usare parti del corpo. Adattamento ed agilità sono gli effetti di questo consiglio, sarà più facile affrontare i cambiamenti e saremo più attenti a cogliere il nuovo che la vita in quanto tale continuamente ci offre!